Oftalmologia Candia

I bambini vedono cose che gli adulti non vedono più

I bambini fino ai quattro mesi di vita  hanno una capacità di vedere differenze tra le immagini degli oggetti che dal quinto mese si perde per lasciare spazio alla costanza percettiva, fenomeno che permette di riconoscere lo stesso oggetto in condizioni di luce e ambienti diversi.

COS’E’ LA COSTANZA PERCETTIVA?

La costanza percettiva è un fenomeno che consiste nel fatto che, nonostante i cambiamenti dell’immagine dovuti alle condizioni di osservazione, l’oggetto è percepito secondo le sue caratteristiche conosciute. Questo meccanismo ha un significato evolutivo perché consente un migliore adattamento all’ambiente.

Nella primissima fase di vita si vedono tutte le differenze, poi s’impara a ignorarne alcuni tipi in modo da poter riconoscere lo stesso oggetto come immutabile in molti scenari diversi. Quando emerge la costanza percettiva, si perde la capacità di rilevare le molteplici contraddizioni che sono invece molto evidenti ai bambini piccoli.

COSTANZA DI GRANDEZZA

Quando un oggetto viene allontanato, il cervello lo vede ancora nelle sue dimensioni reali, anche se l’immagine retinica è cambiata.

COSTANZA DI FORMA

A seconda dell’angolo di visuale la forma degli oggetti nella retina cambia notevolmente ma noi riconosciamo comunque l’oggetto percepito.

COSTANZA DEL COLORE

Un foglio bianco illuminato da una luce rosa ci appare comunque bianco perché teniamo conto che l’ambiente è illuminato da una luce rosa.

Se osservate le 3 immagini qui sotto, direte che la A e la B sono più simili tra loro. Giusto? In realtà è Sbagliato!

costanza percettiva

In uno studio pubblicato lo scorso dicembre su “Current Biology”, un gruppo di psicologi guidati da Jiale Yang, dell’Università di Chuo, in Giappone, ha scoperto che per i bambini fino a 3-4 mesi di età è vero esattamente l’opposto. Per un bambino la risposta giusta sarebbe che le immagini B e C sono più simili ed infatti sarebbe giusto a livello di intensità di pixel.

Per i bambini piccoli distinguerle è facile. Noi adulti non abbiamo alcuna difficoltà a vedere che le lumache al centro e a destra sono diverse, anche se la loro differenza fisica è molto più limitata di quella tra la lumaca al centro e quella a sinistra.

Gli scienziati hanno fatto uno studio su 42 bambini tra i tre e gli otto mesi  che esaminavano coppie di immagini tratte da oggetti reali tridimensionali. Dato che i bambini non possono descrivere quello che vedono, i ricercatori hanno misurato per quanto tempo restavano a guardare ciascuna immagine.

I dati hanno rivelato che, prima di sviluppare la costanza percettiva, i bambini hanno un’abilità sorprendente nel trovare differenze tra immagini con variazioni di illuminazione che non sono percepibili per gli adulti. Questa abilità viene persa dai bambini intorno ai cinque mesi.

Dai sette/otto mesi in poi, sviluppano la capacità di individuare le proprietà superficiali quali: la lucidità e l’ opacità (che si mantiene fino all’età adulta). Per questo, iniziano a percepire le superfici lucide come molto diverse da quelle opache, nonostante la maggior parte delle loro proprietà fisiche rimangono invariate.

Questo non è l’unico dominio percettivo in cui, crescendo, lasciamo la realtà per affidarci all’illusione. Durante il primo anno di vita, i bambini perdono moltissime capacità di discriminazione: la capacità di riconoscere le differenze tra facce di scimmie, di distinguere i suoni del parlato in lingue diverse da quelle parlate in famiglia. Le differenze oggettive diventano similitudini soggettive.

La perdita di sensibilità nei confronti della variabilità delle informazioni che tutti abbiamo vissuto come i bambini ha creato un divario inviolabile tra noi e il mondo fisico. Allo stesso tempo, questa perdita è servita a sintonizzare la percezione con il nostro ambiente.

La versione originale di questo articolo è apparsa su www.scientificamerican.com il 1° febbraio.

Cena di Capodanno a Roma